Armando
Tantillo
di Sofia Jannello
Armando Tantillo è un pittore scarno, assolutamente privo
di retorica; diremmo quasi che il suo assunto è nel segno che lascia
pensare, per arrivare a ciò che in lui urge nel momento creativo.
Tuttavia nei suoi dipinti c'è sempre una realtà che, in
simbiosi con la natura e in ribellione all'uomo, cerca in astratto la
liberazione.
Il suo linguaggio è essenziale, pur essendo denso e,
qualche volta, tempestoso; in ciò rivelando la sua origine espressionista, da
cui in definitiva si diparte tutta la drammaticità dei suoi racconti.
Armando Tantillo - come accennato dianzi - ha assorbito
molto dall'espressionismo tedesco, soprattutto con lo studio della grafica di
cui ci ha dato e continua a darci, esemplari di eccezionale fattura.
Le sue acqueforti, le sue
acquetinte e,
particolarmente, le sue punte-secche, rappresentano altrettanti traguardi
della sua migliore produzione.
Ma, come in ogni artista, anche in Tantillo ci sono svolte
che, culturalmente, hanno delle matrici. Così lo vediamo, ad un dato momento,
orientarsi pittoricamente verso una nuova figurazione in cui l'essenzialità del
linguaggio ci conduce ad intendere il suo tormento interiore.
Ci è dato vedere così come questo artista poliedrico e
pur sempre coerente, dalla sua prima maniera passa attraverso diversi stadi
evolutivi in cui è sempre presente una sorta d'impatto con la realtà del suo
tempo.
I problemi umani e sociali l'affascinano; e si rivelano
appunto nella forza del segno e nella intensità del colore. Il segno è
incisivo e di estrema eleganza, rivelando sempre l'ottima preparazione grafica,
di questo pittore formatosi alle Scuole di Urbino.
Altro aspetto peculiare dei suoi dipinti sono i
tagli
compositivi.
A guisa di scomposizioae del pensiero conduttore del tema
trattato, questi tagli, ci rivelano occasioni psicologiche diverse, vari
momenti di uno stesso discorso.
Li troviamo nello spazio che seziona i margini del quadro,
o inseriti nello stesso tessuto pittorico del dipinto, in cui appunto il
Tantillo riflette i suoi intimi travagli e molte sue problematiche.
Ne “L'urlo del sole”, il groviglio vegetale, illuminato
dall'astro nascente, sembra quasi contorcersi nel tentativo di rompere barriere
precostituite; quasi una simbologia dell'opposizione che la natura
istintivamente opera contro la prevaricazione dell'uomo.
Noi crediamo che la carica emotiva gli nasca da dentro
proprio nella urgenza di gridare il proprio messaggio d'amore alla
natura; e i colori, nel grido, sembrano divampare per accendersi -
diremmo con Vittorini - di “astratti furori” e di amore esistenziale. E
siamo profondamente convinti che il suo stesso dipingere sia, in effetti, un
estremo atto d'amore.
L'ultimo approdo di questo pittore siracusano è dato dalla
serie dei “Canti notturni”, in cui c'è un ritrovato equilibrio e in cui la
dimensione umana trova spazi più ariosi.
Ci troviamo dinanzi a squarci lirici meno drammatici, dove
l'atmosfera surreale sembra ovattare il male per farci sperare ancora in
un mondo sereno, creduto smarrito.
Questa sua nuova simbologia è certamente più limpida e
attinge a vertici di un idealismo allegorico, di suggestivo interesse. E' come
se attraverso un cammino tormentato ed un difficilissimo processo di
decantazione, Armando Tantillo abbia potuto ritrovare una purezza, assolutamente
insperata, riflessa nella natura dell'uomo.
(fonte: dal catalogo mostra " Tantillo - pitture e disegni " tenuta presso la galleria d'arte: |
"La Quadriga" a Siracusa in via delle Maestranze 33 - Aprile 1975.) |