GIUSEPPE FRAZZETTO

Introduzione catalogo mostra:

" INFINITAMENTE GRANDE - INFINITAMENTE PICCOLO "

tenuta al Palazzo Comunale di Rosolini

24-31 maggio 1986

 

 Affascinato dalle ambivalenze morfologiche del mondo naturale, Armando Tantillo va componendo una sorta di personale “bestiario dell'impossibile”, immerso però in un'atmosfera esplicitamente “ionica” che di quando in quando si protende verso la resa di una classicità “alternativa”, di carattere decisamente dionisiaco. Anche se per vie poco agevoli e poco battute, Tantillo va dunque in cerca del genius loci, per lui rappresentato dalla sorprendente compresenza lungo le coste dell' antica Magna Grecia di vestigia umane e di mutevoli forme animali e vegetali. Il problema dello stile pittorico diviene allora per lui quello di dare conto dell' emozione connessa al vedere, ed al suo insensibile mutarsi nell'immaginare, senza pagare lo scotto d'un tradimento della sacralità insita nella scoperta dell'accordo profondo fra lo stato della mente che indaga, ed il prendere forma degli oggetti prima veduti e poi rappresentati.

 La produzione pittorica di Tantillo (che è anche incisore) è stata a lungo dominata dal senso della metamorfosi, e dall'amore quasi esclusivo per le immagini ambivalenti: una figuratività ambigua e sottilmente allusiva si componeva in inquietanti fantasticherie fitomorfe e teratomorfe, in qualche caso accostabili a certa parte dell' opera di Sutherland o al Mondrian pre-neoplastico. Più recentemente, Tantillo ha dato alla propria pittura un carattere più spiccatamente “mediterraneo”: hanno fatto così comparsa nei suoi olii e nei suoi disegni figure umane o frammenti d' architetture classiche che nel silenzio immoto in cui è immerso il paesaggio sembrano far risuonare note arcaiche eppure nuovamente attuali, e che paiono dichiare che il dramma della Storia può per un attimo chetarsi nella memoria agrodolce del mito perduto.

  In questa recente produzione di Tantillo può scorgersi una fascinosa paradossalità, insita nella contraddizione fra la sua volontà simbolica ed il suo pensiero più profondo, che nella immagine inevitabilmente si rivela. Lo stato di natura è infatti indicato come felice condizione, mentre la civiltà è il regno della lacerazione e del “disagio”; ma è anche vero il contrario: nella felicità metaforica delle metamorfosi appaiono così notazioni d'angoscia, mentre nella fissità solare della natura la presenza d' allusioni all'umano si svela rassicurante e consolatoria.

 

 Nonostante il suo amore per il mondo classico, Tantillo è dunque pittore fondamentalmente “romantico”, dolorosamente conscio della distanza fra la realtà del profondo ed il mondo delle apparenze.

 

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